La sindrome è stata descritta per la prima volta da Lowe e collaboratori nel 1952.
Denominazioni alternative
Sindrome oculo-cerebro-renale di Lowe (OCRL).
Incidenza/Prevalenza
L’incidenza è 1/200.000-500.000 nati vivi. Colpisce quasi esclusivamente i maschi.
Aspetti genetici
Responsabile delle anomalie sono mutazioni di un gene (OCRL1) localizzato sul cromosoma X.
Aspetti somatici, accrescimento fisico e sviluppo motorio
Le principali caratteristiche standard sono: cataratta congenita, ipotonia infantile e disfunzione tubulare renale. Facies tipica: occhi infossati, bozze frontali pronunciate, allungamento del volto. Fra le altre caratteristiche: bassa statura e criptorchidismo.
Sono spesso riconoscibili tre fasi nella malattia.
Nei primi mesi di vita si ha patologia oculare, ma non compromissione renale.
Successivamente emergono disturbi renali, con conseguenti problemi metabolici.
Nella terza fase i disturbi metabolici diminuiscono. L’insufficienza renale, la disidratazione e le infezioni polmonari possono provocare la morte.
Sviluppo cognitivo
Almeno un individuo su quattro ha una intelligenza nella norma. Negli altri possono essere presenti disturbi di apprendimento o disabilità intellettiva.
Sviluppo comunicativo e linguistico
Tendenzialmente in linea con le prestazioni cognitive.
Caratteristiche del comportamento e di personalità, sviluppo sociale e rischio psicopatologico
Sono presenti comportamenti autolesivi (in particolare nella prima adolescenza) e, per la grande maggioranza dei soggetti, accessi di collera. Frequenti sono anche strilli e urla.
Testo ripreso, con aggiornamenti, da
Vianello, R. (2015). Disabilità intellettive. Con aggiornamenti al DSM-5. Bergamo: edizioni Junior.
APPROFONDIMENTI
Per consultare l’Associazione italiana: www.aislolowe.it
Vedi anche Orphanet: Sindrome oculo cerebro renale di Lowe
Cos’è e come si manifesta la sindrome di Lowe?
La sindrome di Lowe è una rara malattia genetica che comporta anomalie a carico di tre organi principali, occhio, del sistema nervoso centrale e rene: per questo la sindrome è detta anche oculo-cerebro-renale. Si manifesta già alla nascita con cataratta congenita e grave ipotonia. In seguito, possono comparire sintomi caratteristici come glaucoma, ritardo mentale (di gravità molto variabile) e dello sviluppo motorio, convulsioni, disturbi del comportamento, problemi renali (acidosi tubulare renale), bassa statura, tendenza a sviluppare rachitismo, fratture ossee, scoliosi e problemi articolari. La complicanza che maggiormente può ridurre l’aspettativa di vita è l’insufficienza renale.Come si trasmette la sindrome di Lowe?
La sindrome è provocata da mutazioni del gene OCRL1, codificante per l’enzima fosfatidilinositolo 4,5-bisfosfato 5-fosfatasi, essenziale per mantenere la giusta composizione delle membrane cellulari. Il gene OCRL1 è localizzato sul cromosoma X; per questo in genere solo i maschi (che hanno un solo cromosoma X) presentano i sintomi, mentre le femmine sono portatrici sane (perché possiedono un altro cromosoma X oltre a quello mutato, che può compensarne le funzioni). In alcuni casi la malattia si trasmette in modo sporadico: l’alterazione genetica compare direttamente nell’individuo colpito e non è presente nella madre.Come avviene la diagnosi della sindrome di Lowe?
La diagnosi viene formulata a partire dall’osservazione clinica, quindi attraverso un esame del sangue è possibile valutare la quantità di fosfatidilinositolo 4,5-bisfosfato 5-fosfatasi. La conferma definitiva è data dal test genetico, che consente di ricercare mutazioni nel gene OCRL1. L’analisi genetica può essere effettuata anche come esame diagnostico prenatale.Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la sindrome di Lowe?
Al momento non esiste una cura risolutiva. Tuttavia, molti dei sintomi possono essere trattati efficacemente con farmaci (per esempio per i disturbi comportamentali e l’acidosi tubulare renale), interventi chirurgici (per la cataratta), terapie fisiche e programmi educativi speciali.Ultimo aggiornamento 15.11.17
Sindrome di Lowe (telethon.it)
Sindrome di Lowe: svelato un meccanismo molecolare alla base della malattia
Chiarito uno dei meccanismi che danneggia i reni nella sindrome di Lowe, rara malattia genetica che colpisce anche occhi e cervello: a descriverlo sulle pagine della rivista Embo Journal* è il team guidato da Antonella De Matteis dell’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli.
Questa rara sindrome è dovuta ad alterazioni di un gene, chiamato OCRL1, che contiene le informazioni per un enzima essenziale per il traffico intracellulare e il trasporto di sostanze. Dato che questo gene si trova sul cromosoma X, in genere sono i maschi a essere colpiti, mentre le femmine sono portatrici sane. La malattia si manifesta fin dalla nascita con cataratta congenita e grave ipotonia, poi glaucoma, ritardo mentale e dello sviluppo motorio, convulsioni, disturbi del comportamento, problemi renali. Proprio l’insufficienza renale è il sintomo che mette più a rischio la vita dei pazienti affetti da questa malattia, per la quale al momento non esiste una cura risolutiva.
Il trasporto di sostanze da e verso la cellula è un sistema molto complesso che, come la stessa De Matteis ha recentemente illustrato in una review sul New England Journal of Medicine**, coinvolge oltre 2000 proteine ed è alterato in almeno 80 diverse malattie genetiche (tra cui varie forme di paraplegia spastica ereditaria e distrofia muscolare). In questo lavoro i ricercatori del Tigem hanno chiarito per la prima volta che il difetto in OCRL1 si traduce, a livello renale, in un mancato riassorbimento delle proteine presenti nelle urine.«Studiando cellule renali in coltura» spiega la ricercatrice «abbiamo chiarito uno dei meccanismi molecolari alla base di questo fenomeno. Normalmente OCRL1 ha il compito di dirigere il traffico delle sostanze che la cellula capta dall’esterno, grazie a un processo chiamato endocitosi: in particolare, a livello dei reni è responsabile di un preciso segnale chimico per riassorbire dalle urine le proteine che non devono essere eliminate. Quando OCRL1 è alterato, invece, il sistema di trasporto si inceppa e si ha un cronico accumulo di proteine nelle urine. Per quanto si possa tenere sotto controllo farmacologicamente, la proteinuria porta con il tempo all’insufficienza renale, che rappresenta la principale causa di morte precoce per questi pazienti».
Questa scoperta apre le porte a una possibile terapia farmacologica per contrastare il danno renale. Come spiega ancora la ricercatrice «Avendo dimostrato quali sono gli specifici segnali chimici che governano questo processo possiamo andare alla ricerca di farmaci in grado di riequilibrare il traffico di sostanze a livello renale. Parallelamente, grazie ai sofisticati strumenti di miscroscopia disponibili qui al Tigem possiamo analizzare migliaia di composti alla volta, alla ricerca di quelli con l’effetto desiderato: una volta individuati possiamo andare a studiare il meccanismo con cui esercitano quell’azione. Procedendo lungo queste due strade contiamo di arrivare il più presto possibile a un trattamento efficace contro il danno renale».
*M. Vicinanza, A. Di Campli, E. Polishchuk, M. Santoro, G. Di Tullio, A. Godi, E. Levtchenko, M. De Leo, R. Polishchuk, L. Sandoval, M. Marzolo, M. De Matteis, “OCRL controls trafficking through early endosomes via PtdIns4,5P2-dependent regulation of endosomal actin”. EMBO Journal, 2011.
**M. De Matteis, A. Luini, “Mendelian Disorders of Membrane Trafficking”. The New England Journal of Medicine, 2011; 365:10.
Renzo Vianello, 28.06.2023