La prevenzione comprende tutto ciò che può essere fatto per evitare conseguenze negative: deficit, disabilità, svantaggi, ma anche diminuzione della salute fisica, del funzionamento motorio, cognitivo, emotivo, affettivo, sociale, o, ancora, un peggioramento di uno stato di salute o di una condizione psicopatologica.
A titolo esemplificativo possono essere considerati interventi di prevenzione quelli effettuati per evitare:

  • uso di fumo, alcol e droga durante la gestazione;
  • che un bambino abbia disabilità intellettive a causa di una assenza di ossigenazione al cervello al momento del parto;
  • che un bambino sia affetto da disabilità intellettive perché non si sa che ha bisogno di una dieta particolare (come nel caso della fenilchetonuria);
  • situazioni pericolose che possono causare traumi cranici;
  • che un adolescente con disabilità intellettive sviluppi successivamente anche disturbi di personalità (ad esempio depressione).

La prevenzione è anche un atteggiamento mentale che deve essere presente in tutti i contesti, da cui possono derivare molteplici iniziative da intraprendere.
Ogni intervento educativo, sanitario, abilitativo, sociale, psicologico, se ben attuato è già di per sé un intervento preventivo.
La prevenzione prevede anche la consapevolezza che con il passare dell’età dei genitori i rischi di un figlio disabile aumentano.
I genitori che ritengono opportuno sapere hanno a disposizione varie possibilità: amniocentesi, villocentesi, tri-test ecc.
In età evolutiva l’aiuto di un pediatra è essenziale sia per la cura generale che per coordinare le visite specialistiche necessarie. Di norma sono cruciali vari accertamenti fin dai primi mesi di vita.
Modalità adeguate di educazione e trattamento hanno anche finalità preventive.
Ogni buon intervento è anche preventivo in quanto può evitare un inadeguato sviluppo fisico e della personalità.

Fonte bibliografica principale

Vianello, R., e Mammarella I. C. (2014). Psicologia delle disabilità. Bergamo: edizioni Junior.
Renzo Vianello, 01.01.2023