La sindrome di Cornelia de Lange o Brachmann de Lange è stata identificata per la prima volta nel 1913 da Brachmann. Nel 1933 la pediatra olandese, di cui la malattia porta il nome, studiò nello specifico due casi di bambine non consanguinee.
L’incidenza è stimata all’incirca di 1:40.000 bambini nati vivi, con un rischio di trasmissione inferiore all’1% (Jackson, 1993).

Aspetti genetici
Gli individui con sindrome di Cornelia de Lange (SCDL) presentano quasi sempre un corredo cromosomico completo (46 cromosomi, 23 coppie). Attualmente sono stati individuati 5 geni che (in caso di mutazione di almeno uno) possono causare la sindrome: NIPBL (5p13.2), SMC1A (Xp11.22), SMC3 (10q25.2), RAD21 (8q24.11) e HDAC8 (Xq13.1). Essi sono presenti in cromosomi diversi: (5, 8, 10, X). Quasi sempre si tratta di mutazioni de novo. La maggioranza dei casi è dovuta ad una mutazione del gene NIPBL. Circa in un caso su quattro si ha mosaicismo, con cellule normali e cellule con la mutazione.

Aspetti somatici, accrescimento fisico e sviluppo motorio
Gli individui affetti dalla sindrome presentano una forte variabilità fenotipica. Presentiamo le caratteristiche somatiche scheletriche più frequenti.
Il cranio si presenta corto e largo con microcefalia e brachicefalia. L’impianto dei capelli sulla fronte è basso con presenza di peluria. L’eccesso di peluria, noto come irsutismo, è riscontrabile anche a livello degli avambracci e della regione lombo-sacrale.
La maggioranza degli individui presenta sinofria, ovvero le sopracciglia unite sulla linea mediana, ciglia lunghe e folte. Il naso è piccolo e corto e la regione compresa tra di esso e il labbro superiore, noto come filtro, è lungo e appiattito. Le labbra sono sottili e con gli angoli, dette commessure labiali, rivolti verso il basso. Il palato ha forma ogivale con un taglio nella parte molle che può compromettere ulteriormente la produzione linguistica. A livello cutaneo è riscontrabile cutis mormorata, una particolare marezzatura della pelle, e ipersensibilità cutanea.
Talvolta sono presenti gravi malformazioni a livello degli arti superiori. Queste possono variare dall’assenza di una o più dita alla riduzione completa dell’arto; inoltre sono possibili problemi alle articolazioni che presentano ipotonia, rigidità e spasticità (Ireland, 1996).
Non sono rare le difficoltà visive e uditive.
L’accrescimento è solitamente scarso già nel corso della vita intrauterina. Alla nascita è molto frequente basso peso e scarsa lunghezza. Le difficoltà di accrescimento persistono nello sviluppo. Problemi gastrointestinali rendono difficile l’alimentazione. Gli adulti sono caratterizzati da statura bassa e corporatura esile, con un aspetto infantile (Manouvrier, 1996).
L’acquisizione delle tappe comuni di sviluppo è ritardata anche per quanto riguarda gli aspetti motori. Lo sviluppo puberale è caratterizzato da iposviluppo degli organi riproduttivi. Sono riportati in letteratura rari casi di genitori e figli affetti entrambi dalla sindrome (Chordirker, 1993).

Sviluppo cognitivo
La sindrome è caratterizzata da un’ampia variabilità nello sviluppo intellettivo. Ad esempio Kline, Stanley, Belevich, Brodsky, Barr e Jackson (1993) riportano, per 38 individui di età compresa fra 2 e 19 anni, punteggi di QI compresi tra 30 e 86, con una media di 53, cioè una gamma che va dalla disabilità intellettiva media a quella lieve, al funzionamento intellettivo limite. Altri studi (Saal, 1993) evidenziano casi di individui con intelligenza nella norma (Saal, 1993). Come in varie altre sindromi (ad esempio quella di Down e di X fragile) la traiettoria del QI è caratterizzata da diminuzione dall’infanzia all’adolescenza (Kline e coll., 1993).
In attesa di nuove verifiche si ipotizza che il profilo del funzionamento cognitivo sia caratterizzato da punti di forza nella memoria visuo-spaziale, nell’organizzazione percettiva e nella motricità fine, mentre punti di debolezza sarebbero ascrivibili alle abilità attentive e linguistiche (Kline e coll., 1993; Goodbann, 1993).

Sviluppo comunicativo e linguistico
La produzione delle prime parole si ha in media intorno ai 18-24 mesi (quindi con un ritardo di 6-12 mesi). Sono numerosi gli individui che hanno assenza completa del linguaggio o che anche successivamente producono un numero limitato di vocaboli bisillabi. La produzione, inferiore alla comprensione, presenta non rari errori nell’articolazione di fonemi, sostituzioni e omissioni di suoni. Gli individui che sviluppano un certo numero di vocaboli producono spesso frasi semplici e scarsamente strutturate. Va sottolineato che gli individui affetti compensano solitamente le loro difficoltà di produzione con lo sviluppo di una buona mimica gestuale finalizzata e adeguata al contesto (Goodban, 1993).
Kline e coll. (1993) hanno evidenziato che il quoziente di sviluppo linguistico tende ad essere inferiore al QI e una traiettoria discendente nella comprensione linguistica.

Caratteristiche del comportamento e di personalità, sviluppo sociale e rischio psicopatologico
Anche il versante comportamentale e adattivo presenta una notevole variabilità. Le prestazioni nel comportamento adattivo tendono ad essere inferiori rispetto a quanto atteso sulla base del QI (Kline e coll., 1993) e decrescenti nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Non raramente sono presenti tratti dello spettro autistico quali stereotipie e comportamenti lesionistici auto e, più raramente, etero diretti. Alcuni individui, invece, sono molto passivi (Berney, 1999). I comportamenti disadattivi possono essere accentuati dal disagio nel rapportarsi agli altri a causa delle proprie difficoltà linguistiche o dalla difficoltà ad adattarsi a situazioni nuove, cioè non facenti parte della propria routine (Sarimsky, 1997). La gestione quotidiana da parte dei genitori è resa difficile dalla presenza di iperattività e problemi nel ritmo sonno-veglia. Data la variabilità che caratterizza la sindrome, alcuni individui riescono a raggiunge discreti livelli di autonomia e cura personale (Berney, 1999). Sebbene alcuni individui affetti preferiscano il ritiro sociale come forma di evitamento dell’ansia sociale, altri non rifiutano il rapporto specialmente con gli adulti in cui ricercano forme di approvazione e attenzione.

Educazione e trattamento
La letteratura indica una buona percentuale di miglioramento negli individui che usufruiscono di attività abilitative mirate, conciliando l’acquisizione di strategie che permettano il miglioramento e consolidamento dei propri punti di forza e lo sviluppo delle aree maggiormente deficitarie.
Spesso gli interventi logopedici risultano produttivi se tesi a migliorare la produzione verbale funzionale (espressioni utilizzabili nella quotidianità), la denominazione di oggetti, il ritmo produttivo ecc.
Gli interventi comportamentali illustrati in letteratura sono spesso volti a migliorare i tempi di attenzione e cooperazione.
In ogni caso sono necessari trattamenti multidimensionali, monitorizzati nelle diverse fasi attraverso valutazioni neuropsicologiche (Goodban, 1993; Van Allen, 1993; Cossu & coll., 2005).

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Testo ripreso, con modifiche, da
Vianello, R. (2015). Disabilità intellettive. Con aggiornamenti al DSM-5. Bergamo: edizioni Junior.

Vedi Riferimenti bibliografici generali

Renzo Vianello, 10.05.2023