Importanti ricerche sullo sviluppo motorio nei bambini con disabilità visive sono state condotte fin dagli anni attorno al 1970. Ad esempio Adelson e Fraiberg (1974), sulla base di una ricerca longitudinale su 10 bambini con cecità congenita hanno constatato che la loro postura (ad esempio stare in piedi da soli) era nei primi anni di vita come quella dei coetanei a sviluppo tipico. In ritardo erano i movimenti che in qualche modo sono aiutati dalla vista, come sollevarsi dalla posizione seduta o fare i primi passi. Questo dato è confermato da ricerche successive (Warren,1984; Wyatt e Ng,1997).
Fazzi, Lanners, Ferrari-Ginevra, Achille, Luparia, Signorini, Lanzi (2002) hanno trovato che l’età media di deambulazione di 9 bambini italiani non vedenti, senza altre disabilità, da loro seguiti in uno studio longitudinale era di 20 mesi.
Anche Bower (1974, 1977) aveva constatato che lo sviluppo motorio nei primi mesi di vita dei bambini non vedenti non era come quello dei vedenti. In alcuni casi vi erano dei ritardi medi significativi, ad esempio per quanto riguarda il sollevarsi sulle braccia da prono, l’aiutarsi con un mobile per alzarsi e il camminare da solo.
Fraiberg (1977) ha trovato lievi ritardi anche nella motricità fine; ad esempio nell’afferrare un oggetto opponendo il pollice all’indice. Anche per queste attività la percezione visiva può essere un sostegno (che viene a mancare in caso di cecità).

Notevoli possono essere le differenze individuali, soprattutto tra quelli che hanno usufruito di interventi specifici e gli altri. Ulteriori differenze sono dovute al fatto di essere ciechi o ipovedenti e anche al fatto di avere solo il deficit visivo o anche altri deficit.

Per i riferimenti bibliografici di queste pagine vedi Riferimenti bibliografici generali

Tratto, con modifiche (01.01.2023), da Vianello, R., e Mammarella I. C. (2014). Psicologia delle disabilità. Bergamo: edizioni Junior.