Pérez-Pereira e Conti-Ramsden, (1999), hanno dedicato un volume allo sviluppo del linguaggio e dell’interazione sociale nei bambini ciechi. Riportiamo le conclusioni cruciali dei loro studi sullo sviluppo linguistico.

  • “Lo sviluppo della discriminazione acustica nei bambini non vedenti non differisce da quella dei vedenti.” (Pérez-Pereira e Conti-Ramsden, 1999, pag. 67)
  • “Lo sviluppo dei suoni linguistici dei bambini non vedenti, in termini di pattern e di quantità di sviluppo, non differisce da quello dei vedenti, con la sola eccezione per la produzione di quei suoni che hanno una forte articolazione visiva.” (ibidem, pag. 69)
  • “Se si considera l’età in cui vengono acquisite le prime 50 parole non appaiono differenze tra i bambini non vedenti e i vedenti.” (ibidem, pag. 72)
  • “I risultati di numerose indagini indicano che i bambini non vedenti non hanno alcun deficit nello sviluppo morfologico. ” (ibidem, pag. 90)
  • “La misura di MLU, che è un indice dello sviluppo morfo-sintattico, non è ritardato nei bambini ciechi e anche le analisi sulla comparsa e sulla percentuale d’uso delle frasi coordinate e subordinate dimostrano che i bambini non vedenti seguono un pattern normale di sviluppo.” (ibidem, pag. 97)
  • “Per i non vedenti il linguaggio è una area di esperienza particolarmente rilevante, e dal momento che questi bambini vi prestano maggiore attenzione ed impiegano in misura assai estesa strategie di elaborazione, possono colmare la mancanza dell’informazione visiva attraverso l’acquisizione del linguaggio. … Il linguaggio per i bambini non vedenti è anche uno strumento privilegiato e con funzioni di compensazione per raccogliere informazioni sulla realtà esterna e per partecipare all’interazione sociale.” (ibidem, pp. 126-127)
Per i riferimenti bibliografici di queste pagine vedi Riferimenti bibliografici generali

Tratto, con modifiche (01.01.2023), da Vianello, R., e Mammarella I. C. (2014). Psicologia delle disabilità. Bergamo: edizioni Junior.