La cooperazione con i compagni di classe favorisce il realizzarsi dei potenziali di sviluppo

Molto è stato scritto sull’apprendimento e sull’insegnamento cooperativo. In questo contesto mi limito ad alcune considerazioni, che pur risultando utili in generale, mi sembrano opportune per le classi in cui è inserito un allievo con disabilità intellettive e in cui si attua un insegnamento differenziato.
Anche se non sempre, spesso è opportuno organizzare la classe in gruppi. Sulla base della mia esperienza mi permetto le considerazioni che seguono.

  • La numerosità del gruppo dipende dal lavoro che gli allievi devono fare. Un lavoro esecutivo può essere più produttivo in gruppi di due o tre bambini. Un lavoro in cui il confronto di opinioni e di idee è il primo obiettivo può essere arricchente avere gruppi di 4 o 5 bambini. Spesso si può iniziare con gruppi di 4-5 bambini (fase di confronto di idee) per poi suddividersi, per l’esecutività, in due minigruppi.
  • I bambini risentono della “confusione” che si ha in classe quando più gruppi lavorano contemporaneamente meno di quanto gli insegnanti ritengono. Comunque è compito dell’insegnante invitare a non esagerare.
  • La formazione dei gruppi dovrebbe essere solo in parte spontanea (cioè i bambini si scelgono i compagni). Sta all’insegnante:
    • evitare “gruppo dei bravi e gruppi dei meno bravi”
    • evitare che qualcuno non venga scelto da nessuno
    • evitare la situazione “due galli nel pollaio”
    • trovare i compagni più adatti per l’alunno con disabilità
    • trovare tra di essi almeno uno che faccia da “tutor”.
  • Cruciale è la traccia che si fornisce e che dovrebbe guidare il lavoro. Essa dovrebbe essere impostata in generale dall’insegnante, presentata e costruita assieme agli allievi, elaborata nella sua versione definitiva dall’insegnante, adeguatamente presentata e commentata prima di iniziare i lavori per piccoli gruppi.
  • In certi casi può essere opportuno che non tutti i gruppi abbiano la stessa traccia (e quindi lo stesso compito), ma che vi siano più compiti, fra loro complementari.
  • Anche nei casi in cui l’obiettivo fosse un confronto di opinioni su un certo argomento è importante che i risultati del lavoro siano “materiali”; ad esempio una sintesi scritta. A tal fine si deve trovare chi si assume questo compito in ciascun gruppo.
  • Fondamentale è concordare prima e garantire poi confronti e discussioni in cui non vi siano prevaricazioni e attraverso il “darsi il turno” ciascuno possa esprimersi (che è diverso dal solo chiedere la parola, che può comportare il fatto che qualcuno non la chiede mai).
  • L’attività dei gruppi deve essere controllata per favorire il coinvolgimento di tutti e una equa distribuzione del lavoro.
  • Nel passare da un gruppo ad un altro all’insegnante verrà chiesto un coinvolgimento nel lavoro. È importante che il suo apporto consista soprattutto nel favorire l’utilizzazione di strumenti utili per raccogliere le informazioni di cui il gruppo ha bisogno o per concretizzare i risultati, riservandosi di trasmettere ulteriori contenuti e valutazioni alla fine della presentazione dei lavori di gruppo.
Fonti bibliografiche principali

Tratto, con modifiche, da
Vianello, R. (2012). Potenziali di sviluppo e di apprendimento nelle disabilità intellettive. Trento: Erickson.
Renzo Vianello, 01.01.2023