Nelle pagine dedicate a prevalenza, tipologia, cause e diagnosi si evidenzia come ci siano di base tre tipologie di ADHD e cioè:

  • con disattenzione prevalente
  • con iperattività-impulsività prevalente
  • combinata.

Ciascuno di questi tipi può essere a sua volta suddiviso a seconda che i sintomi siano:

  • lievi
  • moderati
  • gravi.

Infine è cruciale distinguere le situazioni con:

  • comorbilità
  • senza comorbilità.

Tra le comorbilità più frequenti ci sono

  • carenze intellettive (disabilità intellettiva lieve o funzionamento intellettivo limite)
  • altri disturbi del comportamento (e.g. DOP o DC)
  • disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
  • disturbi di personalità.

In ogni caso l’educazione familiare è quasi sempre molto impegnativa. Spesso stressante. E purtroppo sappiamo che le situazioni di stress aumentano anche i rischi di comportamenti inadeguati.

Nei casi caratterizzati soprattutto da disattenzione c’è il rischio che al bambino si attribuisca “scarsa volontà”, come se il suo comportamento fosse dovuto solo  a mancanza di impegno. La comunicazione di una diagnosi di ADHD è in questi casi molto utile. Come succede per vari disturbi di apprendimento.

Anche i casi caratterizzati da iperattività-impulsività o da situazione combinata possono essere caratterizzati da una sottovalutazione del ruolo svolto dai fattori neurologici e quindi portare all’errore educativo di svalorizzazione dell’impegno. Ancor più la comunicazione di una diagnosi pone le basi per favorire un comportamento educativo più adeguato.

Sia i familiari che il figlio o figlia hanno bisogno di capire quali sono le basi neuropsicologiche dei comportamenti sintomatici e di apprendere quali possono essere le strategie più adeguate per favorire atteggiamenti educativi produttivi e comportamenti più controllati.  In sintesi avrebbero bisogno di un buon parent training.  Purtroppo non a tutti questo viene offerto.

Riportiamo un estratto dal volume di Vianello e Mammarella, Psicologia delle disabilità (pp. 153-155)

Con i familiari si attivano, solitamente, dei “parent training” di gruppo o di coppia, che consistono in una serie di incontri, gestiti da uno psicologo esperto, che coinvolgono coppie di genitori con l’obiettivo sia di sostenerli nel difficile percorso educativo di un bambino con ADHD, sia di insegnare loro tecniche educative efficaci. Vari studi hanno mostrato che tale tecnica è efficace, anche se i risultati che si ottengono dipendono in parte dall’età dei bambini. Sembra, infatti, che sia particolarmente utile nel caso di famiglie con bambini in età prescolare (Pisterman et al., 1992) e in età scolare. Più contrastanti risultano invece i dati sulle famiglie con figli adolescenti. Sonuga-Barke (2001) ha messo a confronto tre tipi di interventi (parent training, parent counseling e gruppo di controllo), che prevedevano il coinvolgimento dei genitori di 70 bambini di 3 anni. I risultati hanno registrato una riduzione dei sintomi di ADHD e un aumento del senso di benessere delle madri nel gruppo che ha preso parte al parent training (vedi scheda di approfondimento). Questi dati evidenziano come il fatto di fornire delle strategie efficaci nella gestione del bambino con problemi comportamentali possa avere delle ripercussioni positive, non solo sul disturbo in sé, ma anche sul benessere familiare.

Gli obiettivi principali di solito sono i seguenti:

  • sostenere i genitori nell’educazione del bambino con ADHD;
  • evidenziare alcune abitudini di interazione problematica;
  • fornire maggiori strategie di coping;
  • migliorare e/o risolvere situazioni problematiche all’interno del contesto di vita quotidiano (Vio, Marzocchi e Offredi, 1999).

Il parent training può essere organizzato sia per un gruppo di coppie di genitori, sia per singole coppie. Ognuna delle due soluzioni può presentare vantaggi e limiti. Gli incontri di gruppo hanno il grande vantaggio di fornire ai genitori la possibilità di confrontarsi con altre famiglie che hanno il loro stesso problema e quindi di sentirsi meno isolati. Il limite principale del lavoro di gruppo è, però, quello di avere meno tempo a disposizione per parlare dei propri problemi. Negli incontri di coppia, invece, questo tipo di difficoltà non si verifica, ed è anche possibile creare un percorso più adattato alla specifica realtà familiare. In generale è il terapeuta che consiglia alla coppia che si accinge ad iniziare un parent training se intraprendere un percorso di gruppo oppure singolo, in base alle caratteristiche della coppia ed alle difficoltà del bambino.

Un aspetto molto importante nel parent training è la presenza di entrambi i genitori agli incontri, o, per lo meno, una collaborazione di entrambi nella messa in pratica delle strategie spiegate durante gli incontri. È importante che la gestione del bambino con ADHD sia messa in atto da entrambi i genitori e che essi siano coerenti tra loro. Un ambiente caotico, con regole non precise e orari che cambiano continuamente, non favorisce di certo la gestione del bambino, ma, anzi, esaspera la situazione.

Parent Training

In considerazione della natura del Disturbo e della sua espressività, rivestono particolare interesse gli approcci di natura psico-educativa, tra questi merita un certo interesse l’intervento con i genitori (Parent Training) . 

L’obiettivo dell’approccio psico-educativo è quello di migliorare il comportamento del soggetto “modificandone” l’ambiente; non solo, le persone che entrano in contatto con soggetti ADHD dovrebbero acquisire specifiche conoscenze sulle caratteristiche del Disturbo, le traiettorie evolutive negative, e le tecniche educative più efficaci per la riduzione dell’impulsività, per favorire il controllo dell’attenzione, l’organizzazione delle proprie attività, l’acquisizione di abilità sociali.

L’approccio psicoeducativo è focalizzato pertanto a garantire al bambino una maggiore organizzazione del contesto, al controllo del focus attentivo, all’organizzazione delle azioni proprie dell’età; ai genitori vengono fornite conoscenze, esemplificazioni di azioni educative finalizzate al contenimento dei comportamenti problema. 

È anche possibile lavorare sui sintomi cardine dell’ADHD con interventi specifici di tipo abilitativo (vedi Marzocchi, 2011) 

Il parent training è destinato ai genitori che desiderano migliorare le relazioni con i figli e affrontare in maniera efficace i problemi educativi. 

Allo scopo di modificare i comportamenti oppositivi dei bambini, l’intervento con i genitori muove i primi passi con il contributo di Hanf (1969) che propose un’azione articolata in due stadi:  insegnare ai genitori a prestare un’adeguata attenzione al figlio quando mostra autocontrollo o comportamenti positivi, e, successivamente, utilizzare una tecnica punitiva per ridurre i comportamenti inadeguati (come ad es. time-out).

Successivamente, il Parent Traning  si è sviluppato principalmente in tre ambiti di applicazione:

  1. Fornire ai genitori delle competenze, di tipo “speciale” in campo educativo e conoscenze relative al problema che devono affrontare (nel caso dell’autismo, del bambino con ADHD, nei disturbi di apprendimento)
  2. Aiutare i genitori a comprendere le problematiche che la famiglia deve affrontare in seguito alla nascita di un figlio con problemi di comportamento (sostenere la resilienza familiare)
  3. Aiutare i genitori ad acquisire metodi educativi efficaci.

In Italia, sono presenti almeno quattro contributi in questo ambito. Niccolai (2004) propone un lavoro individuale con i genitori che prevede: una fase iniziale di raccolta dei dati e di valutazione di aspettative e risorse, definizione di obiettivi, l’illustrazione di specifiche tecniche di relazione con il figlio, la gestione di situazioni difficili, la definizione di regole educative chiare, coerenti e condivise. 

Il contributo di Vio et al. (1999), propone un intervento in gruppo scandito in nove incontri suddivisi in tre aree di lavoro: la comprensione del problema e la preparazione al cambiamento, le scelte educative che possono favorire l’autoregolazione del comportamento e la riduzione di comportamenti negativi, infine verificare  con i genitori il significato ed i vantaggi di un’azione con la quale si propongono ai figli come modello competente nella risoluzione dei problemi (es. agire d’anticipo e con un piano in testa, uso del coping modeling).

Per genitori di bambini con tratti ADHD in età prescolare, Vio e Spagnoletti (2013) hanno sperimentato un lavoro sempre in piccolo gruppo in otto incontri con specifici homework, che affronta i seguenti aspetti dell’azione educativa: la comunicazione efficace, la relazione genitori figlio, la gestione delle emergenze e dei comportamenti oppositivi.

Il lavoro di Paiano e coll. (2014) è un percorso di PT che pone l’accento maggiormente sugli aspetti cognitivi, emozionali e relazionali (da cui l’acronimo CERC), rispetto a PT con un approccio prevalentemente comportamentale. Lo scopo delle attività di gruppo che vengono presentate è quello di far emergere, rielaborare e trasformare i pensieri, le emozioni e le modalità relazionali dei genitori con riferimento al loro rapporto con i figli con caratteristiche ADHD. 

Analisi condotte con strumenti di self-report alla conclusione di interventi di questo tipo documentano benefici effetti anche sul funzionamento familiare (Sonuga-Barke, et al., 2002).

Renzo Vianello e Anna Maria Re , 03.02.2023
Per i riferimenti bibliografici di queste pagine vedi Riferimenti bibliografici generali

Fonte bibliografica principale

Vianello, R., e Mammarella I. C. (2014). Psicologia delle disabilità. Bergamo: edizioni Junior. 

Paiano, A., Re, A.M., Ferruzza, E., Cornoldi, C. (2014). Parent Training per l’ ADHD. Programma CERG: sostegno, Cognitivo, Emotivo e Relazionale dei genitori. Trento: Erickson.