Fino agli anni 1990-2000 la stima della prevalenza degli individui con disturbo dello spettro dell’autismo (anche se si usava l’etichetta di Disturbo generalizzato dello sviluppo oppure di Disturbo pervasivo dello sviluppo oppure, più semplicemente, di Autismo) si limitava a poche unità su 10.000 (tra 0,005% e 0,01%).
Con il passare degli anni questa stima è cresciuta enormemente. La stima presente nel DSM-5 (pubblicato nel 2013) tende all’1%, cioè a 100 su 10.000 e non da 3 a 10 su 10.000.

Come spiegare la crescita da meno di 1 per mille a 1 per cento?
Anche nel DSM-5 è scritto che non sono chiare le cause di questo aumento e che sono attendibili più ipotesi (fra loro complementari).

  • Vengono usati criteri diagnostici diversi dal passato che portano ad attribuire il disturbo dello spettro dell’autismo anche a persone che precedentemente erano considerate borderline o comunque non “autistiche”.
  • Una maggior attenzione alla patologia porta a diagnosticare persone che nel passato non venivano nemmeno valutate.
  • Le ricerche recenti sono metodologicamente diverse rispetto a quelle del passato e quindi danno risultati diversi.
  • È effettivamente aumentata la prevalenza.

Secondo il Ministero della salute italiano la prevalenza è ancor meno di 1 a 100 e cioè di 1 a 77. Vedi approfondimento sotto.
Un dato ISTAT relativo al 2017 sembra confermare una percentuale vicina all’1%: 0,84% rispetto a tutta la popolazione scolastica.

I maschi sono più delle femmine. Più del quadruplo.

Quanti alunni o studenti con disturbo dello spettro dell’autismo sono certificati con disabilità secondo la legge 104 del 1992?
Le rilevazioni MIUR considerano le categorie disabilità visive, uditive, fisiche e motorie, intellettive… e altro, senza distinguere. Sappiamo che il totale degli allievi inseriti è negli ultimi anni il 3,5% circa della popolazione scolastica e che gran parte di essi (circa il 2%) è certificato con disabilità intellettive. Se dall’1,5% rimanente leviamo le disabilità sensoriali e fisiche (circa il 10% di tutti certificati), i disturbi di personalità, gravi situazioni di disturbi di apprendimento (di fatto anche alcuni di loro sono certificati) ecc. resta meno dell’1% per i disturbi dello spettro dell’autismo. Possiamo formulare delle ipotesi (non alternative). Ne riportiamo due.

  • Alcuni disturbi dello spettro dell’autismo non sono così gravi da essere certificati secondo la legge 104 del 1992. In altre parole può essere che anche in Italia la prevalenza sia l’1%, ma compresi anche quelli non così gravi da essere certificati. Tra questi possono esserci gli allievi con disturbo dello spettro dell’autismo ad alto funzionamento (cioè, in sintesi, con QI totale superiore a 70 – ad alcuni di essi ci si riferisce con la diagnosi di Sindrome di Asperger – che a volte vengono certificati e a volte no).
  • Alcuni disturbi dello spettro autistico sono in comorbilità e certificati come disabilità sensoriali, fisiche o intellettive.

Autismo

Omissis
Gli studi epidemiologici internazionali hanno riportato un incremento generalizzato della prevalenza di ASD. La maggiore formazione dei medici, le modifiche dei criteri diagnostici e l’aumentata conoscenza del disturbo da parte della popolazione generale, connessa anche al contesto socio-economico, sono fattori da tenere in considerazione nell’interpretazione di questo incremento.
Attualmente, la prevalenza del disturbo è stimata essere circa 1 su 54 tra i bambini di 8 anni negli Stati Uniti, 1 su 160 in Danimarca e in Svezia, 1 su 86 in Gran Bretagna. In età adulta pochi studi sono stati effettuati e segnalano una prevalenza di 1 su 100 in Inghilterra. Va ricordato che per comprendere la diversità delle stime di prevalenza è necessario considerare anche la variabilità geografica e le differenze metodologiche degli studi da cui tali stime originano.

In Italia, si stima 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi: i maschi sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine.
Questa stima nazionale è stata effettuata nell’ambito del “Progetto Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico” co-coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute. Nel progetto, finanziato dal Ministero della Salute – Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria la stima di prevalenza è stata effettuata attraverso un protocollo di screening condiviso con il progetto europeo ‘Autism Spectrum Disorders in the European Union’ (ASDEU) finanziato dalla DG Santè della Commissione Europea.

Data di pubblicazione: 3 giugno 2021, ultimo aggiornamento 20 gennaio 2022

Molto alta è la comorbilità nei disturbi dello spettro dell’autismo. Essa è stata stimata attorno al 70%.

In circa il 30% delle persone con autismo è presente epilessia (più frequente se c’è anche disabilità intellettiva).
Frequenti sono i sintomi gastrointestinali (ad esempio colite) e disturbi del sonno.
In alcuni casi il disturbo dello spettro autistico è presente in alcuni individui con sindromi genetiche causa di disabilità intellettiva. Ad esempio in una percentuale superiore all’1% (quella che si stima caratterizzi attualmente la popolazione in generale), nella sindrome di Down, di X fragile, di Angelman, di Rett.
Molto frequente è la comorbilità con le disabilità intellettive in generale. Quando in una diagnosi è scritto Disturbo dello spettro dell’autismo a basso funzionamento si intende, di fatto, Disturbo dello spettro dell’autismo e disabilità intellettiva.
Non sono rare le diagnosi di disabilità visiva, uditiva e motoria con associato autismo o tratti autistici.
Frequente è anche la comorbilità con il Disturbo da deficit di attenzione e/o impulsività.

Alcune parti sono tratte, con ampie modifiche (Vianello 07.01.2023), da
Cornoldi, C., e Vianello, R. (2023). Vademecum di Psicologia per insegnanti di sostegno. Firenze: GiuntiEdu.
Vianello, R., e Mammarella I. C. (2014). Psicologia delle disabilità. Bergamo: edizioni Junior.