Il Disturbo della condotta (in inglese Conduct disorders; da alcuni tradotto in italiano come Disturbi del comportamento sociale) è caratterizzato da violazioni dei diritti altrui e delle norme sociali tipiche dell’età (secondo il DSM-5 in almeno tre su 15 diversi criteri indicati nel manuale, negli ultimi 12 mesi e almeno uno negli ultimi sei mesi).

Nell’ICD-10 è codificato con F91.1, F91.2, F91.8 e F91.9. Nel DSM-5 è presentato da pag. 549 (riportati anche i codici F 91.1, F91.2 e F91.9).

Le categorie previste nel DSM-5 sono

  • Aggressione a persone e animali
  • Distruzione della proprietà
  • Frode o furto
  • Gravi violazioni di regole

Tali comportamenti sono ritenuti tanto più rilevanti quanto più incidono negativamente nel funzionamento (in particolare nei rapporti sociali) in famiglia e a scuola (e nel lavoro da adulti).
Nei casi gravi, rispetto al resto della popolazione sono maggiori le probabilità di uso di sostanze stupefacenti e i tentativi di suicidio.
In Wikipedia (gennaio 2023 alla voce Disturbo della condotta) troviamo un elenco interessante. Rinviamo alla consultazione dell’originale per le fonti bibliografiche.

I sintomi possono essere molto numerosi e vari:

  • scarsa attenzione per i sentimenti altrui (deficit di empatia);
  • atteggiamenti disubbidienti, irritanti, di sfida, ma anche accuse infondate nei confronti dei coetanei e degli adulti, compresi i propri genitori e gli insegnanti;
  • scarso rispetto verso i bisogni e le necessità degli altri, ma anche verso i loro oggetti che spesso amano distruggere;
  • aggressione fisica o verbale nei confronti degli altri specie dei soggetti più deboli con comportamenti di bullismo;
  • costante acredine verso chi ha fatto loro del male e comportamenti vendicativi;
  • atteggiamenti aggressivi e a volte crudeli verso gli animali;
  • gioia e godimento nel distruggere, nell’insultare o far del male agli altri;
  • frequente uso di bugie e sotterfugi;
  • frequente uso di un linguaggio scurrile;
  • allontanamento dalla scuola e quindi dispersione scolastica. Ciò li porta ad avere minori competenze scolastiche rispetto ai loro coetanei;
  • fughe da casa;

atti di vandalismo e furto.

La prevalenza è molto variabile a seconda delle ricerche. 2-10% circa, con una media del 4% (da verificare e da distinguere a seconda delle caratteristiche dei gruppi considerati) nell’adolescenza, ma molto meno sia nell’infanzia che dalla prima età adulta in poi. È più frequente nei maschi.

La diagnosi tiene conto del fatto che il disturbo sia insorto prima o dopo i 10 anni. Essa deve inoltre specificare se esso è lieve, moderato o grave (grave è, ad esempio, quando i danni agli altri, in più occasioni, sono notevoli). Se ci sono elementi al riguardo può essere specificato se l’individuo ha assenza di sensi di colpa anche rispetto ad azioni gravi, scarsa empatia nei confronti degli altri e in particolare di quelli che sono stati danneggiati, non considerazione degli effetti negativi del proprio comportamento e affettività superficiale, cioè emozioni prosociali limitate.

Alcuni individui con disturbo della condotta possono aver avuto un disturbo oppositivo provocatorio nell’infanzia e una comorbilità con l’ADHD. Quando l’esordio è stato già nell’infanzia sono maggiori le probabilità che permanga nell’età adulta.

Le cause dei comportamenti inadeguati tipici del disturbo della condotta sono molteplici. Non possono essere esclusi aspetti neurobiologici e temperamentali (ma nemmeno ritenuti sempre presenti). Spesso (ma non sempre) è chiara l’influenza ambientale: famiglie con almeno uno dei genitori che fa uso di alcol o droga, presenza di disturbi psichiatrici, prostituzione, padri violenti anche in famiglia, gravi contrasti familiari con liti molto frequenti, delinquenza ecc.

Gli interventi possibili sono spesso complessi e di lunga durata. Riportando anche parti di una sintesi presa, con modifiche, da Vianello e Mammarella e da Cornoldi e Vianello forniamo un elenco di argomenti su cui riflettere. Alcuni sono riportati  anche nel file dedicato al Disturbo oppositivo provocatorio.

L’intervento dovrebbe essere il più possibile coordinato fra operatori, familiari e insegnanti.

  • Nei casi in cui sembra che i comportamenti aggressivi, vandalistici, ingannatori, vendicativi siano una espressione socialmente non accettabile di un notevole disagio personale dovremmo cercare di  capire quale può essere la causa di questo disagio e chiederci se possiamo fare qualcosa al riguardo, ovviamente nei limiti del nostro ruolo. Anche considerando che eventuali risultati positivi nell’ambito sociale, scolastico o lavorativo possono ridurre i comportamenti socialmente non accettabili. Più il bambino o ragazzo o adulto si sente realizzato e minore dovrebbe essere il rischio di comportamenti inadeguati.
  • La gestione del rapporto con un bambino o adolescente con disturbo della condotta può essere molto impegnativo. Si deve tener conto del fatto che essi possono ingannarci ed essere vendicativi. Disponibilità e realismo devono trovare un equilibrio ottimale.
  • È sempre utile fare ricorso ai ragionamenti empatici di fronte ad un comportamento che danneggia i compagni, ma tenendo conto del fatto che il disturbo della condotta può essere caratterizzato anche da scarsa empatia. Anche in questo caso quindi è importante la proposta, ma tenendo conto del fatto che possono esserci tentativi di inganno.
  • Il cammino è molto lungo, ma è anche vero che di norma “il tempo che passa gioca a favore”. In almeno due adolescenti su tre il disturbo della condotta è transitorio e quindi non è più presente dalla prima giovinezza in poi.
  • L’influenza dei compagni di classe è spesso maggiore di quella dell’adulto nel far progredire nei giudizi morali e nei comportamenti sociali. Con i compagni è più facile il confronto che favorisce conflitti interiorizzati che portano al progresso. La partecipazione ad attività strutturate di coppia (peer tutoring) o di piccolo gruppo (apprendimento cooperativo) può aiutare questi bambini a imparare a stare con gli altri e a farsi accettare e fare in modo che gli altri bambini si abituino a stare con questi compagni ‘difficili’. Bisogna fare però attenzione in modo che tali situazioni siano ben calibrate e monitorate, perché altrimenti potrebbero trasformarsi in un boomerang, enfatizzando le difficoltà iniziali.
  • A tal fine potrebbero essere molto utili lavori a piccoli gruppi (5-6 di 4-5 allievi ciascuno) su temi sociali e comportamentali. Ad esempio basati su una storia (famose sono quelle elaborate da Kohlberg per i suoi studi sullo sviluppo morale) su cui i bambini devono esprimere le proprie opinioni. Ad esempio considerando fatti realmente accaduti, di cuisi è venuti a conoscenza, a livello locale o di cui ha parlato la stampa. Ciò che conta non è pervenire ad una soluzione “giusta”, “corretta”, ma sollecitare confronti di opinioni in modo che ciascuno, decentrandosi nel considerare le opinioni altrui, possa progredire nel proprio ragionamento morale o sociale e nella propria disponibilità empatica (anche se inizialmente scarsa). E questo non fa bene solo all’allievo con disturbi del comportamento.
  • Nell’adolescenza, in particolare, l’insegnante può svolgere un ruolo cruciale. È l’età in cui ragazze e ragazzi sono alla ricerca di modelli di vita extrafamiliari, da emulare, con cui identificarsi. Anche l’insegnante può essere un modello di vita. Tutto questo è facilitato se l’allievo si sente accettato da una persona equilibrata ed autorevole, nonostante i suoi limiti comportamentali, di cui, in qualche modo, è molto spesso consapevole.  In questo contesto sono più facilmente accettabili regole di comportamento volte all’accettazione sociale, ma anche alla crescita dell’autostima.
  • Tale compito può essere svolto anche da altre persone autorevoli, Ad esempio un allenatore sportivo.
  • Cruciale è riconoscere che ci vuole molto tempo per migliorare, ma che, un passo alla volta, proiettati sul futuro, visti i progressi compiuti, è possibile farcela. Certo, durante il cammino possono esserci delle cadute. Esse possono essere accettate se meno frequenti o meno intense che nel passato.
  • Alunni e studenti con disturbi del comportamento hanno bisogno di alleati che camminino assieme a loro. E la strada è accidentata e lunga. Un po’ alla volta.

Renzo Vianello, 21.01.2023

Alcune parti sono tratte, con modifiche , da
Cornoldi, C., e Vianello, R. (2023). Vademecum di Psicologia per insegnanti di sostegno. Firenze: GiuntiEdu.
Vianello, R., e Mammarella I. C. (2014). Psicologia delle disabilità. Bergamo: edizioni Junior.