I disturbi del linguaggio

Sono considerati i contenuti che seguono.

  • Confronto fra le classificazioni dei manuali ICD-10, DSM-5 e ICD-11. 
  • Descrizione sintetica di ciascun disturbo dell’eloquio e del linguaggio (secondo ICD-11)
  • Prevalenza e comorbilità
  • A scuola
  • Allegato. ICD-11 Disturbi del neurosviluppo con specificazione della tipologia dei Disturbi evolutivi dell’eloquio e del linguaggio
  • Allegato. Descrizione delle prime fasi dello sviluppo linguistico tipico e delle caratteristiche del Disturbo primario del linguaggio adattata a partire  dal documento della Consensus Conference italiana sul disturbo del linguaggio 
  • Allegato. ICD-11 Developmental speech or language disorders   
  • La classificazione dei disturbi del linguaggio ha subito alcune modifiche di rilievo nel corso degli ultimi trenta anni. Per evidenziarlo è opportuno  considerare tre classificazioni “classiche” e cioè quelle dell’ICD-10, del DSM-5 e dell’ ICD-11. 

    ICD-10

    A partire dal 1994 la classificazione dell’ICD-10 è la seguente. Essa è ancora utilizzata al posto di quella proposta dall’ICD-11. In particolare nei servizi pubblici.

Disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del linguaggio: i codici dell’ICD-10

  • F80 Disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del linguaggio
  • F80.0 Disturbo specifico dell’articolazione dell’eloquio
  • F80.1 Disturbo del linguaggio espressivo
  • F80.2 Disturbo della comprensione del linguaggio
  • F80.3 Afasia acquisita con epilessia (sindrome di Landau-Kleffner)
  • F80.8 Altri Disturbi del linguaggio
  • F80.9 Disturbi del linguaggio non altrimenti specificati

Fondamentalmente si tratta di 3 tipi di disturbi: dell’articolazione dell’eloquio, del linguaggio espressivo e della comprensione del linguaggio (a cui sono stati aggiunti un tipo molto specifico –la sindrome di Landau-Klefner- e le due tradizionali categorie della classificazione e cioè “altri” e “non specificato”).

Essi sono stati ripresi sia dal DSM-IV che dal DSM-5. Ci soffermiamo solo su quest’ultimo perché supera il DSM-IV (anche il DSM-IV-TR). Abbiamo viceversa presentato l’ICD-10 anche se meno recente perché è ancora quello utilizzato nelle realtà pubbliche.

DSM-5
Il DSM-5, citando i codici dell’ICD-10, considera quanto segue.

Disturbi della comunicazione secondo il DSM-5

  • F80.2 Disturbo del linguaggio
  • F80.0 Disturbo fonetico-fonologico
  • F80.81 Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie)
  • F80.89 Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica)
  • F80.9 Disturbo della comunicazione senza specificazione

Ci sono differenze significative. Non solo. Essi sono considerati nei Disturbi della comunicazione e non nei Disturbi specifici del linguaggio. 

Nel DSM-5 ci sono anche le definizioni di eloquio, linguaggio e comunicazione (pag. 47). 

Eloquio: si intende la produzione espressiva di suoni e comprende articolazione, fluenza, voce e qualità di risonanza di un individuo.

Linguaggio: comprende la forma, la funzione e l’utilizzo di un sistema convenzionale di simboli (per es. le parole pronunciate, il linguaggio gestuale, , le parole scritte, le immagini).

Comunicazione: comprende qualsiasi comportamento verbale o non verbale (intenzionale o non intenzionale) che influenza il comportamento ,le idee e le attitudini di un altro individuo.  

  1. Per risonanza si intende il processo attraverso il quale il prodotto primario della fonazione, cioè il suono generato dalla vibrazione delle corde vocali, oltre ad essere rinforzato in intensità, dà luogo, attraverso il passaggio nelle cavità faringea, orale e nasale, a quello che è definito il timbro della voce.

ICD-11

L’ICD-11 è in vigore dal 2022. In esso troviamo i nuovi orientamenti della classificazione dei disturbi del neurosviluppo (e non solo). 

Presentiamo sotto l’ampia versione integrale in inglese, preceduta da una sintesi in italiano in cui presentiamo la tipologia dei disturbi evolutivi dell’eloquio e del linguaggio (o, a seconda della traduzione di developmental, Disturbi dello sviluppo  dell’eloquio e del linguaggio) all’interno della lista di tutti i disturbi del neurosviluppo considerati dall’ICD-11.  Si può notare che le tipologie sono aumentate a 10 rispetto alle 6 dell’ICD-10 (non più presente Afasia acquisita con epilessia -Sindrome di Landau-Kleffner) e alle 5 del DSM-5. La tipologia risente delle seguenti distinzioni: eloquio-linguaggio; suono dell’eloquio – fluenza dell’eloquio; linguaggio ricettivo-linguaggio espressivo-linguaggio pragmatico.

ICD-11 Disturbi del neurosviluppo (Neurodevelopmental disorders) (Block L1-6A0)
con specificazione della tipologia dei Disturbi dello sviluppo dell’eloquio e del linguaggio

6A00 Disturbi dello sviluppo intellettivo (Disorders of intellectual development)

6A01 Disturbi evolutivi dell’eloquio e del linguaggio (Developmental speech or language disorders)  

6A01.0 Disturbo evolutivo del suono dell’eloquio (Developmental speech sound disorder)  

6A01.1 Disturbo evolutivo della fluenza dell’eloquio (Developmental speech fluency disorder) 

6A01.2 Disturbo evolutivo del linguaggio (Developmental language disorder)  

6A01.20 Disturbo evolutivo del linguaggio con compromissione del linguaggio ricettivo ed espressivo  (Developmental language disorder with impairment of receptive and expressive language) 

6A01.21 Disturbo evolutivo del linguaggio con compromissione del linguaggio prevalentemente espressivo (Developmental language disorder with impairment of mainly expressive language) 

6A01.22 Disturbo evolutivo del linguaggio con compromissione del linguaggio prevalentemente pragmatico (Developmental language disorder with impairment of mainly pragmatic language) 

6A01.23 Disturbo evolutivo del linguaggio con altra specifica compromissione del linguaggio

(Developmental language disorder, with other specified language impairment) 

6A01.Y Altri disturbi evolutivi dell’eloquio o del linguaggio specificati (Other specified developmental speech or language disorders) 

6A01.Z Disturbi evolutivi dell’eloquio o del linguaggio non specificati (Developmental speech or language disorders, unspecified) 

6A02 Disturbi dello spettro dell’autismo (Autism spectrum disorder) 

6A03 Disturbi evolutivi dell’apprendimento (Developmental learning disorder) 

6A04 Disturbo evolutivo della coordinazione motoria (Developmental motor coordination disorder) 

6A05 Deficit di attenzione e iperattività  (Attention deficit hyperactivity disorder )

6A06 Disturbo del movimento stereotipato (Stereotyped movement disorder)  

6A0Y Altri disturbi del neurosviluppo specificati (Other specified neurodevelopmental disorders)

6A0Z Disturbi del neurosviluppo, non specificati (Neurodevelopmental disorders, unspecified)

NB. Nella sezione dedicata ai Disturbi dello spettro dell’autismo il DSM-5 invita a valutare per la diagnosi di Disturbo della comunicazione sociale gli individui che hanno notevoli deficit della comunicazione sociale, ma che non soddisfano i criteri per il disturbo dello spettro dell’autismo.
Nell’ICD-11 la denominazione è Disturbo evolutivo del linguaggio con compromissione del linguaggio principalmente pragmatico.

Considerando la tipologia proposta dall’ICD-11 è opportuna una descrizione sintetica di ciascun disturbo.

ICD-11

6A01Disturbi evolutivi dell’eloquio e del linguaggio 

Insorgono durante il periodo dello sviluppo e sono caratterizzati da difficoltà nella produzione o nella comprensione o nell’uso del linguaggio ai fini della comunicazione. Si tratta di difficoltà  oltre la normale variazione prevista per l’età e il funzionamento cognitivo. Esse non sono attribuibili a variazioni linguistiche regionali, sociali o culturali o etniche  e non sono spiegabili da anomalie anatomiche o neurologiche. L’eziologia è molto complessa e in molti casi sconosciuta. 

6A01.0 Disturbo evolutivo del suono dell’eloquio  

È caratterizzato da difficoltà nell’acquisizione, produzione e percezione del parlato che si traducono in errori di pronuncia, sia quantitativamente che nel tipo di errori o nella qualità complessiva della produzione del parlato. Esse determinano una ridotta intellegibilità e influenzano significativamente  la comunicazione. Si tratta di difficoltà  oltre la normale variazione prevista per l’età e il funzionamento cognitivo. Gli errori di pronuncia sorgono durante il primo periodo di sviluppo e non possono essere spiegati da variazioni sociali, culturali e ambientali (ad esempio dialetti regionali). Gli errori dell’eloquio non sono completamente spiegati da un deficit uditivo o da un’anomalia strutturale o neurologica. 

6A01.1 Disturbo evolutivo della fluenza dell’eloquio 

È caratterizzato da un’interruzione frequente o pervasiva del normale flusso ritmico e della velocità dell’eloquio caratterizzata da ripetizioni e prolungamenti di suoni, sillabe, parole e frasi , nonché da blocchi ed evitamento o sostituzione di parole. La disfluenza è persistente nel tempo, inizia nel periodo dello sviluppo e la fluenza è significativamente inferiore a ciò che ci si aspetta per l’età. La disfluenza comporta una significativa compromissione della comunicazione  personale, familiare, sociale, educativa, lavorativa o in altre aree importanti del funzionamento. Essa non è meglio spiegata da un Disturbo dello sviluppo intellettivo, da una malattia del sistema nervoso, da un deficit sensoriale o da un’anomalia strutturale e o da altri disturbi dell’eloquio o della voce. 

6A01.2 Disturbo evolutivo del linguaggio 

È caratterizzato da deficit persistenti nell’acquisizione, comprensione, produzione o uso del linguaggio (parlato o dei segni), che insorgono durante il periodo dello sviluppo, tipicamente durante la prima infanzia e causano limitazioni significative nella capacità di comunicazione dell’individuo. La capacità dell’individuo di comprendere, produrre o usare il linguaggio è tipicamente inferiore da quanto ci si aspetterebbe data l’età dell’individuo. I deficit del linguaggio non sono spiegati da un altro disturbo del neurosviluppo o da una menomazione sensoriale o da una condizione neurologica, inclusi gli effetti di lesioni cerebrali o infezioni. 

6A01.20 Disturbo evolutivo del linguaggio con compromissione del linguaggio ricettivo ed espressivo 

È caratterizzato da difficoltà persistenti nell’acquisizione, comprensione, produzione e uso del linguaggio che insorgono durante il periodo dello sviluppo, tipicamente durante la prima infanzia e causano limitazioni significative nella capacità dell’individuo di comunicare.  La capacità di comprendere il linguaggio parlato o dei segni (cioè il linguaggio ricettivo) è nettamente al di sotto del livello previsto data l’età dell’individuo e il livello di funzionamento cognitivo ed è accompagnata da  una compromissione persistente  della capacità di produrre e usare il linguaggio parlato o dei segni (cioè il linguaggio espressivo).

6A01.21 Disturbo evolutivo del linguaggio con compromissione del linguaggio prevalentemente espressivo 

È caratterizzato da difficoltà persistenti nell’acquisizione, produzione e uso del linguaggio che insorgono durante il periodo dello sviluppo, tipicamente durante la prima infanzia e causano limitazioni significative nella capacità dell’individuo di comunicare.  La capacità di comprendere il linguaggio parlato o dei segni (cioè il linguaggio ricettivo) è nettamente al di sotto del livello previsto data l’età dell’individuo e il livello di funzionamento cognitivo, ma la capacità di comprendere il linguaggio parlato o dei segni (cioè il linguaggio espressivo) è relativamente intatta.

6A01.22 Disturbo evolutivo del linguaggio con compromissione del linguaggio prevalentemente pragmatico 

È caratterizzato da difficoltà persistenti e marcate nella comprensione  e nell’uso del linguaggio in contesti sociali, ad esempio fare inferenze, comprendere l’umorismo verbale e risolvere significati ambigui. Queste difficoltà insorgono durante il periodo dello sviluppo, tipicamente durante la prima infanzia e causano limitazioni significative nella capacità dell’individuo di comunicare. Le abilità linguistiche pragmatiche sono nettamente al di sotto del livello atteso data l’età dell’individuo e il livello di funzionamento, ma le altre componenti del linguaggio ricettivo ed espressivo sono relativamente intatte. Questo qualificatore non dovrebbe essere usato se le difficoltà pragmatiche sono meglio spiegate dal Disturbo dello Spettro Autistico o da deficit in altre componenti del linguaggio ricettivo ed espressivo. 

6A01.23 Disturbo evolutivo del linguaggio con altra specifica compromissione del linguaggio

È caratterizzato da difficoltà persistenti nell’acquisizione, comprensione, produzione o uso del linguaggio (parlato o dei segni), che insorgono durante il periodo di sviluppo e causano limitazioni significative nella capacità di comunicazione dell’individuo. Il pattern dei deficit specifici nelle abilità linguistiche non è adeguatamente “catturato” da qualcuna delle altre categorie di disturbi del linguaggio. 

6A01.Y Altri disturbi evolutivi dell’eloquio o del linguaggio specificati

È caratterizzato da difficoltà persistenti nella comprensione o produzione dell’eloquio o del  linguaggio o nell’uso del linguaggio nel contesto ai fini della comunicazione , che non sono meglio 

spiegate dal Disturbo evolutivo del suono dell’eloquio,  dal Disturbo evolutivo della fluenza dell’eloquio, dal Disturbo evolutivo del linguaggio o dal disturbo dello spettro dell’autismo.

Le difficoltà dell’eloquio o del linguaggio sono persistenti nel tempo, insorgono durante il periodo di sviluppo. La capacità di comprendere il linguaggio parlato o dei segni (cioè il linguaggio ricettivo) e le abilità dell’eloquio o del linguaggio sono significativamente al di sotto di ciò che ci si aspetterebbe dall’età. Esse comportano un significativo impedimento nella comunicazione sociale o nell’area personale, familiare, sociale, educativa, lavorativa o in altre aree importanti del funzionamento. Le difficoltà di eloquio o di linguaggio non sono meglio spiegate da un Disturbo dello sviluppo intellettivo, da una malattia del sistema nervoso, da un impedimento sensoriale o da una anomalia strutturale. 

6A01.Z Disturbi dell’eloquio o del linguaggio non specificati

Prevalenza e comorbilità

Vari sono i dati sulla prevalenza. In sintesi i disturbi specifici del linguaggio globalmente considerati interessano il 3-7% (3-5% secondo DSM-IV; non ci sono indicazioni su DSM-5) dei bambini fra i 3 e i 6 anni, che si riducono successivamente a 1-2%. Solo una minoranza è certificata  secondo la legge 104 del 1992. 

I disturbi del linguaggio sono spesso associati ad altri disturbi del neurosviluppo, come i disturbi di apprendimento, ADHD, disturbi dello spettro dell’autismo, disturbo dello sviluppo della coordinazione. 

In alcune sindromi genetiche causa di disabilità intellettive le prestazioni linguistiche sono spesso inferiori alle prestazioni cognitive. Ad esempio nella sindrome di Down. 

In un allegato riportato più avanti (Consensus Conference sul Disturbo primario del linguaggio) è scritto quanto segue. 

Fermo restando l’assunto che il disturbo prevalente deve essere di natura linguistica, numerose evidenze sperimentali suggeriscono che, in questi bambini, al disturbo linguistico si associano frequentemente difficoltà cognitive di varia natura, che si manifestano in modo diverso nelle diverse fasi evolutive, quali, ad esempio, nella gestione della memoria procedurale, nel controllo motorio, nella memoria di lavoro fonologica e nelle funzioni esecutive.”

 

A scuola

Riportiamo un passo dal Vademecum per gli insegnanti di sostegno (GiuntiEdu) di Cornoldi e Vianello (2023). 

Che dire in questo contesto all’insegnante di sostegno che segue un bambino con disturbi specifici del linguaggio?

  • Innanzitutto è importante conoscere bene lo sviluppo tipico del linguaggio. Vedi ad esempio quanto ripreso dalla Consensus Conference sul Disturbo primario del linguaggio.
  • Consigliamo inoltre la lettura di tutto il documento (scaricabile da www.disturboprimariolinguaggio.it), di cui riportiamo la parte dedicata a  “Il Disturbo Primario del Linguaggio e le sue espressioni fenotipiche”.
  •  Molto importante è una lettura “raffinata” della diagnosi  a disposizione e soprattutto, meditando molto, di tutto ciò che viene indicato nella valutazione diagnostica al di là del codice e dell’etichetta. 
  • È bene controllare che i problemi linguistici siano veramente specifici e non effetto di altro. (Pensiamo alle difficoltà linguistiche di molti bambini e ragazzi con la sindrome di Down).
  • Con prove di intelligenza e con gli strumenti della realtà scolastica bisogna cercare di capire se le prestazioni linguistiche sono significativamente inferiori al livello dell’intelligenza. 
  • Ci si deve chiedere se fattori ambientali (ad esempio italiano come seconda lingua parlata in famiglia), emotivi (es. bambino emotivamente fragile), sociali (es. alunno con scarsa autostima), motivazionali (es. storia di insuccessi non ben gestita dagli insegnanti precedenti) influenzano anche le prestazioni linguistiche.
  • Bisogna cercare di capire il più possibile le specificità del disturbo (es.  articolatorio, di produzione, di comprensione ecc.). A tal fine ci si potrebbe ispirare alla distinzione dell’ICD-11.
  • Su tali basi si imposta ovviamente un progetto individualizzato. Il punto cruciale è tuttavia come proporre esercitazioni linguistiche in aula con tutti e trattando lo stesso argomento della classe. A tal fine si veda quanto già considerato a proposito dell’insegnamento differenziato nel livello delle richieste, ma non nell’argomento che tratta tutta la classe. Lavorare dove sono i compagni e sullo stesso argomento può essere molto motivante.

 

Descrizione delle prime fasi dello sviluppo linguistico tipico e delle caratteristiche del Disturbo primario del linguaggio adattata a partire dal documento della Consensus Conference italiana sul disturbo del linguaggio
(Da Consensus Conference sul Disturbo primario del linguaggio)

Il linguaggio è una funzione cognitiva estremamente complessa che, in situazioni di sviluppo tipico, ovvero in assenza di deficit o di rischio ambientale, viene in genere acquisita con apparente facilità e naturalezza. Nella realtà, è ampiamente dimostrato il legame diretto dello sviluppo delle abilità linguistiche con lo sviluppo di altre dimensioni del bambino come quella neurobiologica, senso-motoria, relazionale-affettiva e cognitiva. Ad esempio, è noto che le reti neurali implicate nella discriminazione ed elaborazione fonologica e prosodica sono già attive nel periodo prenatale e neonatale, così come appare rilevante il ruolo della memoria di lavoro nella costruzione delle rappresentazioni fonologiche e semantiche, ad esempio nella realizzazione della connessione tra input fonologico e output articolatorio che comincia a concretizzarsi fin dal terzo mese di vita. Pur evidenziando la notevole variabilità individuale per ciò che concerne i tempi, i modi e le strategie che ogni bambino mette in atto per raggiungere livelli di competenza comunicativa e linguistica sempre più elevati, nello sviluppo tipico si osserva un percorso comune. Sul piano fonologico, dalla nascita sono prodotti il pianto e i suoni vegetativi e, attorno ai 2-5 mesi, emergono le prime vocalizzazioni. Il bambino sintonizza gradualmente l’attività fono-articolatoria alla lingua a cui è esposto, ciò anche grazie al feedback acustico dei suoni che egli stesso produce e all’imitazione dei suoni a cui è esposto. Attorno ai 7 mesi, inizia a produrre serie sillabiche ripetute, la lallazione (babbling) canonica, cui successivamente si affiancano serie di sillabe variate, lallazione variata, che saranno utilizzate per produrre le prime parole, evidenziando una continuità tra lallazione e sviluppo del vocabolario. Comunicazione e linguaggio si collocano infatti lungo un continuum: attraverso l’uso di sguardi orientati, vocalizzi, lallazioni e gesti il bambino stabilisce i primi contatti con l’interlocutore e cerca attivamente lo scambio interattivo. Tra i 9 e i 13 mesi compaiono i gesti comunicativi deittici, che esprimono l’intenzione di richiedere o attirare l’attenzione verso un oggetto o un evento esterno individuabile dall’interlocutore solo nella situazione contestuale. Verso i 12 mesi iniziano ad essere usati anche i gesti comunicativi referenziali, con cui il bambino comunica utilizzando simboli non verbali come significanti della realtà cui fa riferimento. Nello stesso periodo compaiono anche i primi segni sistematici di comprensione linguistica e le prime parole che si riferiscono ad oggetti di uso quotidiano, persone familiari, schemi di azione, con uno sviluppo più precoce della comprensione rispetto alla produzione. Comprensione e gesti sono tra loro strettamente associati  e predittivi del vocabolario a 24 mesi. Tra i 17 e i 20 mesi, quando il vocabolario ha raggiunto almeno le 50 parole, si assiste ad una vera e propria esplosione del vocabolario, cioè a un’accentuata crescita del lessico, unita ad un cambiamento nella sua composizione, con un aumento dei predicati, e frequenti combinazioni gesto-parola. Intorno ai 24 mesi il bambino inizia a combinare due o tre parole formando frasi che diventano via via sempre più complesse sia per il numero di vocaboli utilizzati che per la struttura stessa. Vengono distinte quattro fasi: presintattica, tra i 19 e i 26 mesi, con enunciati telegrafici, spesso privi del verbo; sintattica primitiva, tra i 20 e i 29 mesi, in cui aumenta il numero di enunciati nucleari semplici e compaiono frasi complesse ancora incomplete; completamento della frase nucleare, tra i 24 e i 33 mesi, con l’uso di funtori e l’aumento delle frasi complesse; consolidamento e generalizzazione delle regole, tra i 27 e i 38 mesi, in cui le frasi complesse diventano complete da un punto di vista morfologico.

Non tutti i bambini seguono necessariamente le tappe delineate: alcuni presentano ritardo nello sviluppo linguistico, altri uno sviluppo non solo ritardato ma anche deviante. Nell’ambito dei Disturbi del neurosviluppo è stata pertanto individuata una categoria diagnostica molto ampia, denominata Disturbi della comunicazione, all’interno della quale è stato incluso il Disturbo del linguaggio. Nello specifico, all’interno della categoria diagnostica dei Disturbi della comunicazione si distinguono: 

– Disturbo del linguaggio: persistente difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità di linguaggio (linguaggio parlato, scritto, gestuale o di altro tipo) dovuta a deficit di comprensione e/o produzione e caratterizzata da un lessico ridotto, una limitata strutturazione delle frasi (capacità di costruire frasi basandosi su regole sintattiche e morfologiche) e una compromissione delle capacità discorsive (capacità di connettere parole e frasi per descrivere un argomento o una sequenza di eventi per sostenere una conversazione); 

– Disturbo fonetico-fonologico: persistente difficoltà nella produzione di suoni linguistici che interferisce con l’intelligibilità dell’eloquio o impedisce la comunicazione verbale;

– Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie): alterazioni della normale fluenza e della prosodia dell’eloquio che risultano essere inappropriate per l’età e per le abilità linguistiche; 

– Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica): persistenti difficoltà nell’uso sociale della comunicazione verbale e non verbale che si manifestano attraverso deficit nell’uso della comunicazione per scopi sociali, compromissione della capacità di modificare la comunicazione per renderla adeguata al contesto o alle esigenze di chi ascolta, difficoltà nel seguire le regole della conversazione, come il rispetto dei turni o l’uso di segnali verbali e non verbali per regolare l’interazione, difficoltà nel compiere le inferenze necessaria a risalire a informazioni non esplicitate chiaramente o nel riconoscere significati ambigui. 

Nel corso degli ultimi anni l’idea che i disturbi linguistici osservabili in questi bambini siano veramente “specifici” è stata messa fortemente in discussione, arrivando a formulare nuovi modi per far riferimento a questi quadri patologici che, secondo alcuni, dovrebbero essere definiti Disturbi Primari di Linguaggio  o, più semplicemente, Disturbi di Linguaggio. In effetti, fermo restando l’assunto che il disturbo prevalente deve essere di natura linguistica, numerose evidenze sperimentali suggeriscono che, in questi bambini, al disturbo linguistico si associno frequentemente difficoltà cognitive di varia natura, che si manifestano in modo diverso nelle diverse fasi evolutive, quali, ad esempio, nella gestione della memoria procedurale, nel controllo motorio, nella memoria di lavoro fonologica e nelle funzioni esecutive. In linea con queste considerazioni, in seguito ad una votazione in seno alla commissione di esperti che hanno partecipato alla Consensus Conference, nel presente documento si propone di utilizzare la definizione Disturbo Primario di Linguaggio (DPL) che, da un lato rende conto della aspecificità del disturbo, dall’altro mantiene l’idea secondo cui il disturbo principale è di natura linguistica. Si ribadisce, tuttavia, che tale definizione non ha ancora ricevuto un consenso unanime nella comunità clinica e scientifica internazionale. 

Da Consensus Conference sul Disturbo primario del linguaggio Per i riferimenti bibliografici e tutto il testo  www.disturboprimariolinguaggio.it

ICD-11

ICD-11

6A01  Developmental speech or language disorders

Developmental speech or language disorders arise during the developmental period and are characterised by difficulties in understanding or producing speech and language or in using language in context for the purposes of communication that are outside the limits of normal variation expected for age and level of intellectual functioning. The observed speech and language problems are not attributable to regional, social, or cultural/ethnic language variations and are not fully explained by anatomical or neurological abnormalities. The presumptive aetiology for Developmental speech or language disorders is complex, and in many individual cases, is unknown.

6A01.0 Developmental speech sound disorder

Developmental speech sound disorder is characterised by difficulties in the acquisition, production and perception of speech that result in errors of pronunciation, either in number or types of speech errors made or the overall quality of speech production, that are outside the limits of normal variation expected for age and level of intellectual functioning and result in reduced intelligibility and significantly affect communication. The errors in pronunciation arise during the early developmental period and cannot be explained by social, cultural, and other environmental variations (e.g., regional dialects). The speech errors are not fully explained by a hearing impairment or a structural or neurological abnormality.

Inclusions: Functional speech articulation disorder

Exclusions: Deafness not otherwise specified (AB52)

Diseases of the nervous system (Chapter 08)

Dysarthria (MA80.2)

Verbal apraxia (MB4A)

6A01.1 Developmental speech fluency disorder

Developmental speech fluency disorder is characterised by frequent or pervasive disruption of the normal rhythmic flow and rate of speech characterised by repetitions and prolongations in sounds, syllables, words, and phrases, as well as blocking and word avoidance or substitutions. The speech dysfluency is persistent over time. The onset of speech dysfluency occurs during the developmental period and speech fluency is markedly below what would be expected for age. Speech dysfluency results in significant impairment in social communication, personal, family, social, educational, occupational or other important areas of functioning. The speech dysfluency is not better accounted for by a Disorder of Intellectual Development, a Disease of the Nervous System, a sensory impairment, or a structural abnormality, or other speech or voice disorder.

Exclusions: Tic disorders (8A05)

6A01.2 Developmental language disorder

Developmental language disorder is characterised by persistent deficits in the acquisition, understanding, production or use of language (spoken or signed), that arise during the developmental period, typically during early childhood, and cause significant limitations in the individual’s ability to communicate. The individual’s ability to understand, produce or use language is markedly below what would be expected given the individual’s age. The language deficits are not explained by another neurodevelopmental disorder or a sensory impairment or neurological condition, including the effects of brain injury or infection.

Exclusions: Autism spectrum disorder (6A02)

Diseases of the nervous system (Chapter 08)

Deafness not otherwise specified (AB52)

Selective mutism (6B06)

6A01.20 Developmental language disorder with impairment of receptive and expressive language

Developmental language disorder with impairment of receptive and expressive language is characterised by persistent difficulties in the acquisition, understanding, production, and use of language that arise during the developmental period, typically during early childhood, and cause significant limitations in the individual’s ability to communicate. The ability to understand spoken or signed language (i.e., receptive language) is markedly below the expected level given the individual’s age and level of intellectual functioning, and is accompanied by persistent impairment in the ability to produce and use spoken or signed language (i.e., expressive language).

Inclusions: developmental dysphasia or aphasia, receptive type

Exclusions: acquired aphasia with epilepsy [Landau-Kleffner] (8A62.2)

Autism spectrum disorder (6A02)

Selective mutism (6B06)

dysphasia NOS (MA80.1)

Diseases of the nervous system (Chapter 08)

Deafness not otherwise specified (AB52)

6A01.21 Developmental language disorder with impairment of mainly expressive language

Developmental language disorder with impairment of mainly expressive language is characterised by persistent difficulties in the acquisition, production, and use of language that arise during the developmental period, typically during early childhood, and cause significant limitations in the individual’s ability to communicate. The ability to produce and use spoken or signed language (i.e., expressive language) is markedly below the expected level given the individual’s age and level of intellectual functioning, but the ability to understand spoken or signed language (i.e., receptive language) is relatively intact.

Inclusions: Developmental dysphasia or aphasia, expressive type

Exclusions: acquired aphasia with epilepsy [Landau-Kleffner] (8A62.2)

Selective mutism (6B06)

dysphasia and aphasia: developmental, receptive type (6A01.20)

dysphasia NOS (MA80.1)

aphasia NOS (MA80.0)

Diseases of the nervous system (Chapter 08)

Deafness not otherwise specified (AB52)

6A01.22 Developmental language disorder with impairment of mainly pragmatic language

Developmental language disorder with impairment of mainly pragmatic language is characterised by persistent and marked difficulties with the understanding and use of language in social contexts, for example making inferences, understanding verbal humour, and resolving ambiguous meaning. These difficulties arise during the developmental period, typically during early childhood, and cause significant limitations in the individual’s ability to communicate. Pragmatic language abilities are markedly below the expected level given the individual’s age and level of intellectual functioning, but the other components of receptive and expressive language are relatively intact. This qualifier should not be used if the pragmatic language impairment is better explained by Autism Spectrum Disorder or by impairments in other components of receptive or expressive language.

Exclusions: Diseases of the nervous system (Chapter 08)

Selective mutism (6B06)

6A01.23 Developmental language disorder, with other specified language impairment

Developmental language disorder with other specified language impairment is characterised by persistent difficulties in the acquisition, understanding, production or use of language (spoken or signed), that arise during the developmental period and cause significant limitations in the individual’s ability to communicate. The pattern of specific deficits in language abilities is not adequately captured by any of the other developmental language disorder categories.

Exclusions: Autism spectrum disorder (6A02)

Diseases of the nervous system (Chapter 08)

Disorders of intellectual development (6A00)

Selective mutism (6B06)

6A01.Y Other specified developmental speech or language disorders

6A01.Z Developmental speech or language disorders, unspecified

Fonti bibliografiche principali

American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (4th ed., text rev.). Washington, DC: Author. 
American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing. (Trad. 2014. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Milano: Raffaello Cortina).
WHO. (1992). The ICD-10 classification of mental and behaviour disorder: Clinical descriptions and diagnostic guidelines. Geneva: World Health Organization

https://icd.who.int

www.disturboprimariolinguaggio.it

Renzo Vianello, 01.02.2023